Il presente studio sviluppa alcune riflessioni attorno al tema della flessibilità delle unità abitative a partire dalla teoria dell’“existenzminimum” elaborata dal Movimento Moderno che, ancora oggi, influenza il dibattito sul progetto architettonico.
Dopo un’approfondita analisi sul concetto di “piccolo” e sulle caratteristiche storiche e strutturali delle micro abitazioni, il focus si sposta sulla prassi progettuale contemporanea, sempre più contaminata dalle tematiche proprie dell’abitare al minimo e dalle regole di riduzione all’essenziale.
I vecchi canoni della solidità e della immutabilità dell’oggetto architettonico spariscono dalla scena, lasciando spazio ad una nuova tendenza ispirata ai principi di totale modificabilità e adattabilità.
Il risultato di tali esperienze viene oggi utilizzato per affrontare il problema dell’emergenza abitativa legato ai sempre più massicci fenomeni migratori, dettando le caratteristiche delle cellule destinate ad ospitare i rifugiati. Non a caso, i temi della segregazione, le disuguaglianze, la carenza di alloggi, la migrazione e la partecipazione delle comunità, vengono scelti come ambiti di azione dalla Biennale Architettura 2016 di Venezia (Reporting From the Front) che presenta esempi di sintesi delle diverse dimensioni, dove il pragmatico si intreccia con l’esistenziale, la creatività con il buon senso.
L’architettura contemporanea svolge dunque un ruolo attivo nella proposizione di soluzioni strategiche in ambito sociale e politico, favorendo il processo di integrazione grazie al recupero, con interventi minimi, di edifici già esistenti e collocati nel cuore delle città.
Seguendo tali direttive lo studio viene declinato in un’esplorazione progettuale, avanzando una proposta di abitazione minima ricavata all’interno dei locali dismessi delle Caserme Beleno di Venaria Reale, in risposta al bando di concorso promosso da Ikea Foundation e UN Refugee Agency: What Design Can Do - Refugee Challengee (Maggio 2016).
CASERMA BELENO, VENARIA REALE Tesi Magistrale, 2016



